giovedì 4 febbraio 2010

JIM HODGES. Love, eccetera

L’altra mostra inaugurata oggi, 4 Febbraio 2010, presso la sede della Fondazione Bevilacqua La Masa di Piazza S. Marco è una personale dedicata a Jim Hodges, intitolata “Love, eccetera”.
Organizzata dal Centre Pompidou, ed in collaborazione con il Camden Arts Centre di Londra, ha esposto numerosi lavori cartacei, in cui l’artista aveva utilizzato i più disparati materiali quali inchiostro, nastro adesivo, carta per rivestimenti, saliva, cera, fondotinta, filo, carboncino, decalcomanie, e foglie d’oro. I motivi preferiti erano di natura floreale, eseguiti alcuni con particolare cura e minuzia su grandi superfici su cui si intravedevano delle scritte sfuggenti (“Come to me” e “Oh, for crying out loud”) oppure altri realizzati con rapidità ed istinto su piccoli tovagliolini di carta.
Ma il lavoro in cui questo soggetto emerge con maggior risalto è “Arranged”, un’opera del 1996 che consiste in un libro aperto in cui le pagine centrali, su cui è riprodotta una natura morta, sono arrotolate su se stesse, conferendo uno spessore ed una materialità al soggetto molto forte.
In altri lavori si vede l’inclinazione di Hodges verso il taglio: in diverse opere egli ha ritagliato il supporto, spesso fotografico, per piegarlo su se stesso oppure per ricavarne delle lettere con cui comporre un testo (“Slower Than this”).
I lavori migliori sono però degli oggetti: il già menzionato libro “Arranged” ed una rivista che egli ha ricoperto interamente con le foglie d’oro. Due oggetti comuni che egli ha saputo elevare ad un livello altro. Nel complesso la mostra risulta scorrevole e di piacevole intrattenimento, e la scelta del titolo, “Love, eccetera”, racchiude magnificamente un universo eterogeneo, in cui la seconda parola è usata sapientemente appunto perché stesa non nella sua forma contratta.
Gli interessati hanno tempo fino al 5 Aprile 2010 per visitarla, con i seguenti orari: dal mercoledì alla domenica, dalle 10:30 alle 17:30.

c.k.

SUSPENSE

Mostra a cura di Carolina Lio.

Questa settimana la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia ha inaugurato due mostre: la prima in ordine temporale è “Suspense”, presso la sede di Palazzetto Tito, visitabile sino al 15 Febbraio 2010.
Come suggerisce il titolo stesso, la tematica della mostra era il senso di sospensione e leggerezza, esaminato attraverso i lavori dei quattordici artisti esposti: Carolina Antich, Nicola Aramu, Alex Bellan, Jasmine Bertusi, Luca Bidoli, Alessio Bogani, Silvia Camporesi, Chris Gilmour, Agnese Guido, Giuseppe Gonnella, Julia Krahn, Francesco Merletti, Margherita Morgantin e Dania Zanotto.
Alcuni di questi hanno saputo affrontare il tema della Suspense con delicatezza e tatto, come del resto l’argomento richiede, come ad esempio l’installazione di Dania Zanotto, costituita da tre figure con indosso dei burqa, realizzati con resine, garza, fibra e polvere di vetro: l’artista con quest’opera è riuscita a spogliare questo indumento tanto discusso e contestato nella nostra società del suo bagaglio culturale, e a presentarla sotto una nuova luce. Anche Chris Gilmour ha preso un oggetto che appartiene alla cultura popolare e lo ha trasformato da pesante a leggero: si tratta degli strumenti musicali dei Beatles, ricostruiti con precisione meticolosa con il cartone.
Degni di nota sono anche i lavori di Carolina Antich e Silvia Camporesi.
La prima è quella che meglio degli altri ha saputo affrontare questo tema attraverso un dipinto, che non solo per il soggetto ma anche per la tecnica, cattura lo spettatore che vi si trova davanti.
Silvia Camporesi era presente con un video, purtroppo esposto in un punto infelice dello spazio espositivo, in cui si aveva la percezione di perdere la concezione del tempo e di immergersi in un contesto dilatato. Gli altri lavori presenti hanno affrontato forse in maniera troppo letterale il tema della mostra, finendo con il ricadere un po’ nel banale, o comunque sfuggendo a quei risultati estetici riusciti degli altri colleghi menzionati.

c.k.